L’archiviazione
Così la Rackete non andrà a processo per resistenza a pubblico ufficiale e violenza contro una nave da guerra perché nel giugno del 2019, quando ha forzato l’ingresso al porto di Lampedusa speronando una motovedetta della Gdf, “ha adempiuto al dovere di soccorso in mare“. La sua posizione è stata archiviata anche perché quella motovedetta “non era una nave da guerra” come invece prevede il reato inserito all’articolo 1.100 del Codice della navigazione.
Alessandra Vella, la giudice per le indagini preliminari di Agrigento, ha spiegato i motivi per cui ha deciso di accogliere la richiesta di archiviare l’indagine avanzata nei mesi scorsi da Luigi Patronaggio, procuratore di Agrigento: così è stata disposta l’archiviazione del procedimento nei confronti di Carola Rackete. Tra le motivazioni, si legge, “la configurabilità della causa di giustificazione di cui all’articolo 51 C.P., in relazione agli ulteriori reati ascritti, avendo l’indagata posto in essere le condotte contestate in presenza di scriminante dell’adempimento del dovere di soccorso in mare di profughi, come derivante, anche, dagli obblighi di diritto internazionale e consuetudinario più ampiamente ricostruiti con i provvedimenti sopra richiamati“.
Lo scontro politico
La decisione ha immediatamente fatto scattare le reazioni del mondo della politica. Matteo Salvini, leader della Lega, ha preferito non attaccare frontalmente la decisione del gip di Agrigento: “Lascio giudicare loro. Dico solo che nel 2019, alla data di oggi, sbarcarono 1.200 clandestini. Adesso siamo a quasi 14mila“. Invece non ci ha girato attorno la presidente di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni, che ha ricordato come in Spagna sia stato schierato l’esercito per fermare gli sbarchi: “In Italia chi sperona una motovedetta militare della Guardia di finanza – per portare immigrati irregolari – la passa liscia. Che rispetto può avere l’Italia nel mondo se viene permesso di umiliare lo Stato in questo modo senza subire alcuna conseguenza?“.
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