“Raggelante”, “Incostituzionale”, “Non scherziamo”: Salvini e Meloni gli unici a opporsi alla follia del Green Pass
Una follia anticostituzionale che Fratelli d’Italia respinge con forza. Per noi la libertà individuale è sacra e inviolabile», scrive su Twitter la leader di FdI che mette sul tavolo il peso della nostra Carta Costituzionale. Dall’inizio della pandemia sul piatto della bilancia il peso della tutela della salute pubblica spesso ha prevalso su quello della libertà personale. La bocciatura del leader della Lega, Matteo Salvini, è drastica. «Vaccino, tampone o Green pass per entrare in bar e ristoranti? Non scherziamo», taglia corto Salvini.
Nel centrodestra però c’è anche chi vede l’idea del presidente Emmanuel Macron in modo opposto rispetto alla Meloni: ovvero come un’opportunità per conquistare una maggiore libertà di movimento e non una limitazione. Anche come un potente incentivo alla vaccinazione. A cominciare da Antonio Tajani, coordinatore nazionale di Forza Italia, che si definisce convinto «fautore del green pass» e del vaccino. Anche il presidente della Liguria, Giovanni Toti che si dice «molto d’accordo con quello che ha fatto la Francia».
Per Toti è giusto favorire chi si è vaccinato dandogli «la possibilità di condurre una vita normale». Favorevole anche Licia Ronzulli, vicepresidente del gruppo Forza Italia al Senato. «Bisogna estendere l’uso del green pass per accedere a luoghi in cui gli assembramenti sono inevitabili come ristoranti, bar, cinema, teatri, mezzi di trasporto, stadi- dice la Ronzulli- La soluzione per contrastare il Covid è il vaccino e non certo, come proposto da qualcuno che vive sulla luna, nuove limitazioni».
Anche il governatore del Veneto. Luca Zaia, non alza un muro di fronte a questa ipotesi sottolineando però la necessità che sia condivisa pienamente da tutte le regioni. Ancora meglio da tutta la Ue. «Dobbiamo realizzare una regola uguale per tutti, è come svuotare il mare con un secchiello -osserva Zaia- Non è che facciamo le norme in Veneto e il nostro dirimpettaio vive come se non ci fosse un domani». Molto più cauto il governatore della Lombardia, Attilio Fontana che non ritiene sia necessario imitare la Francia perché la campagna vaccinale procede già velocemente. «Non ritengo sia necessario ora incentivare il green pass. Ho detto che, laddove è stato previsto, siamo nelle condizioni di poterlo applicare perché la nostra campagna vaccinale sta andando molto bene», chiarisce Fontana per il quale «in Lombardia le adesioni alla nostra campagna sono sopra la media nazionale e non abbiamo necessità di usare misure come quelle francesi per incentivarlo».
Ma le resistenze sono forti anche all’interno della maggioranza. Certamente il Pd è favorevole: Alessia Morani chiede di «estendere il green pass a tutti i luoghi di socialità, come deciso in Francia». Ma si dovranno fare i conti con la presa di posizione opposta di M5s che sono ancora i più numerosi in Parlamento. «Al momento l’ipotesi di un pass sanitario come quello pensato in Francia ci pare prematura e pone non pochi interrogativi anche dal punto di vista pratico», scrivono i Cinquestelle della Commissione Affari Sociali.
Per l’eurodeputato FdI Vincenzo Sofo il green pass alla francese viola il principio di non discriminazione previsto dal regolamento Ue sulla vaccinazione e per questo ha presentato un’interrogazione alla Commissione Ue.
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