Follia di una preside “covidiota”: caccia una bimba nonostante il tampone negativo. Ora l’alunna è sotto choc
Da Il Secolo d’Italia – Bimba negativa al test cacciata da scuola da un preside in delirio di buracrazia. Scene da un mala gestione del sistema scolastico. Ripresa caotica, incertezza sui tempi di quarantena e professori che non ci sono, pasticci sul green pass.
In questo ginepraio che il ministro Bianchi sta pepetuando accade che qualche preside sia più realista del re e abusi del suo “poterino” . A Lago, in provincia di Cosenza, una bambina di sette anni è stata rifiutata dalla scuola perché positiva al Covid nel mese di agosto.
Bimba guarita e negativa al test cacciata da scuola
La bambina frequenta la classe seconda della scuola primaria di Lago e il Covid 19 l’ha già scossa psicologicamente, visto che ad agosto è risultata positiva. Il tampone negativo fatto per poter avvedere in classe non è bastato. Già in vista del primo giorno di scuola la piccola aveva paura di tornare. Pertanto la mamma ha informato la maestra delle preoccupazioni della bambina.
Non l’avesse mai fatto. Nonostante la piccola fosse negativa il primo settembre e la scuola iniziasse il 20 settembre, la maestra non ha voluto accettare l’alunna. L’ha allontanata dalla classe e alla madre non è restato altro che prelevarla. La motivazione, data dall’insegnante, è che mancava la documentazione di revoca dell’obbligo di quarantena. Concetto ribadito alla madre dalla stessa vice dirigente scolastica.
Lo choc della bimba cacciata da scuola
Va precisato che tale documentazione tuttavia non è d’obbligo, comportando infatti una violazione della privacy. Non finisce qui l’odissea della piccola alunna. La famiglia ha infatti prodotto la documentazione richiesta. Ma anche in quel caso la preside si è incaponita rifiutando ancora l’ingresso a scuola della bambina. Intaffi la scuola esigeva nientemeno che una Pec dell’ordinanza dal sindaco. Per fortuna son in un piccolo paese e rivolgersi al primo cittadini per la madre è stato possibile in breve tempo.
Il sindaco, Enzo Scanga, sconcertato dalla richiesta dell’istituto, ha inviato la mail richiesta. Ma ora che tutto è a posto e la bimba può tornare in classe, ora la piccola non vuol più tornare, traumatizzata da questo tira e molla: «Tutti i giorni rivive l’incubo e la paura di essere cacciata da scuola solo per aver avuto il Covid», spiega la madre.
La denuncia della mamma
“Lascio immaginare lo stato emotivo di mia figlia: ha subito avuto un fortissimo attacco di panico. Io ed il sindaco abbiamo cercato di calmarla e lo stesso: ha chiamato il dirigente per tentare di fargli capire che il fatto accaduto era alquanto grave; e specificando che, non solo si trattava di una violazione della privacy, ma non era neanche necessario presentare quella documentazione. Perché il fatto era ormai chiuso, e da tempo. Le mie figlie infatti sono negative dal 1° settembre e la scuola è iniziata il 20 settembre, ma lo stesso Dirigente ha insistito come le maestre sull’esistenza di tale obbligo”.
Non serviva la documentazione che la preside pretendeva
“Il primo cittadino ha prontamente inviato una mail e, allo stesso tempo, io sono andata a darne copia cartacea alla maestra. Ma la bambina piangendo non è voluta più rientrare in classe. Tutti i giorni rivive l’incubo e la paura di essere cacciata da scuola solo perché ha avuto il Covid. Questo le sta creando un danno psicologico che non ci dà pace. Ho voluto raccontare questa vicenda – conclude Carmela – perché tutto ciò è straziante per una mamma e traumatico per la bambina. Mi preme specificare infine che, se la scuola non mi farà visionare il documento al quale hanno fatto riferimento maestra e dirigente, per difendere i diritti di mia figlia sarò pronta ad esporre denuncia”.
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