Roma, studenti in rivolta contro il Green Pass scrivono al rettore: “Discriminazione di Stato, lede la dignità umana”
Di Adalberto Gianuario – All’attenzione del Magnifico Rettore Luca Pietromarchi, All’attenzione di tutti gli Organi Collegiali: Vi scriviamo in rappresentanza di un nutrito gruppo, che solo per Roma conta oltre 5.500 persone tra studenti, docenti e personale amministrativo, venutosi ad organizzare in seguito all’infausta estensione dell’obbligatorietà della certificazione verde decretata dal DL 06/08/2021 n.111.
Considerato che lo strumento del “Green Pass”, reso applicabile dal suddetto Decreto-Legge per accedere agli ambienti universitari ed esercitare il diritto allo studio, è nettamente in contrasto con l’art. 2 della Costituzione Italiana che “La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo, sia come singolo, sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità, e richiede l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale”, e con la Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea, discussa a Nizza il 7 dicembre 2000, la quale dichiara all’art. 1 che “La dignità umana è inviolabile. Essa deve essere rispettata e tutelata”, e all’art. 3 che “Ogni individuo ha diritto alla propria integrità fisica e psichica.
Nell’ambito della medicina e della biologia devono essere in particolare
rispettati il consenso libero e informato della persona interessata, secondo le modalità definite dalla legge”, vincolante per gli stati membri dell’Unione Europea con l’entrata in vigore del Trattato di Lisbona, del dicembre 2009. Inoltre, la certificazione verde risulta essere una limitazione alla libertà di
specifici soggetti, tutelata dall’art. 13 della Costituzione nel quale si specifica che quest’ultima può essere compressa solo per atti motivati dall’autorità giudiziaria e nei soli casi e modi previsti dalla legge.
Il fatto che, si possa scegliere attraverso un codice QR o un foglio chi possa esercitare i propri diritti o possa essere libero è un atto discriminatorio che si pone in contrasto con il Reg. (UE) 2021/953 del Parlamento europeo e del Consiglio che vieta, al punto 36, la discriminazione diretta o
indiretta di persone che non possono vaccinarsi o, hanno scelto di non vaccinarsi. (Ricordiamo che, per Sentenza della Corte Costituzionale 170/1984 il Diritto Europeo è sovraordinato a tutto il Diritto Interno e pertanto lo strumento del Green Pass è inapplicabile).
Rammentiamo altresì che la discriminazione è vietata dall’art. 21 della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea, dall’art.
14 della CEDU (Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo), dall’art. 2 della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo e dall’art. 3 della Costituzione Italiana. Vedere sul sito universitario prese di posizioni che appoggiano tale misura è stato aberrante, in quanto non solo non permettono l’accesso ad edifici pubblici, che per definizione non escludono nessuno soprattutto se avente diritto mediante pagamento di tasse e vincita ai concorsi, violando così l’articolo 6 della Legge 962/1967 che vieta la coercizione di dotarsi di marchi o segni al fine di identificarsi in un
gruppo nazionale, ma va contro le modalità istituite nella Magna Charta delle Università (18 settembre 1988), per il raggiungimento del primo obiettivo di tale istituzione quale, assicurare alle generazioni presenti e future un’educazione e una formazione che consenta di contribuire al rispetto dei grandi equilibri dell’ambiente naturale e della vita.
Proprio tale Carta si conclude scrivendo che i Rettori, a nome delle loro Università, si impegnano ad operare fattivamente affinché ogni Stato e le organizzazioni soprannazionali interessate possano progressivamente ispirarsi alle disposizioni di questa Carta, espressione unanime della volontà autonoma delle Università. Ci discostiamo inoltre, sulla necessità di tale misura per un ritorno in sicurezza, ove tale strumento non è volto a garantire quest’ultima ma costituisce un obbligo secondario alla vaccinazione.
Inoltre, se anche si volesse adottare una misura di questo genere con l’intento di salvaguardare l’interesse della collettività, questo non sarebbe possibile, come sancito dalla sentenza n. 37/1990 della Corte Costituzionale che, in particolare, sancisce che “il rilievo costituzionale della salute come interesse della collettività non è da solo sufficiente a giustificare la misura sanitaria (intendendosi ovviamente una misura imposta)”, e dalla sentenza n. 5/2018 della Corte Costituzionale che stabilisce che “Il diritto dell’individuo alla salute non può considerarsi in ogni caso cedevole nei confronti del dovere dello Stato e dei provvedimenti adottati a tutela dell’interesse della collettività ne potrebbe ritenersi che qualsiasi trattamento coattivo sia giustificato solo perché esso consente migliori contributi dell’individuo al benessere sociale”.
Perciò, chiunque impedisca l’ingresso in una struttura aperta al pubblico o pubblica a chi non sia provvisto del “Green Pass” sta commettendo il reato di violenza privata (art. 610 c.p.): “Chiunque, con violenza o minaccia, costringe altri a fare, tollerare od omettere qualche cosa è punito con la reclusione fino a quattro anni”.
Senza entrare dettagliatamente nel merito, non può non rilevarsi che l’attuazione del Green Pass poco sembra aver a che fare con la lotta alla diffusione del sars-cov-2: il pool di “esperti” a consiglio delle azioni governative sembra infatti essere ben refrattario alle notizie provenienti da nazioni ad altissimo tasso di vaccinazione (Israele, Islanda, Hawaii, Inghilterra). Né le numerose e circostanziate prove della indisturbata diffusione del virus (in particolare nella famiglia di variazioni comunemente note come “variante delta”) presso le persone vaccinate anche con doppia dose (e, da informazioni preliminari provenienti da Israele, anche con terza dose), sembrano scalfire le granitiche convinzioni
“scientifiche” di tali “esperti”, così ben immunizzati dalla realtà dei fatti scientifici.
Richiedere un tampone ogni 48 ore senza che una persona presenti sintomi è chiaramente l’imposizione di accertamenti che, secondo la legge 833/78 all’articolo 33, solo la proposta motivata di un dottore dopo visita medica e il provvedimento di un Sindaco possono obbligare. La questione
asintomatici poi, è smentita in quanto i cicli di analisi dei tamponi è superiore al dovuto e l’OMS ha specificato che nei soggetti sani questi non sono attendibili, e ancora, l’ordinamento giuridico considera solo stati in evidente degenerazione patologica progressiva e gravissime malattie che
pongono l’individuo in pericolo di vita. Reputiamo di fermare qui l’analisi, ritenendo sufficienti le motivazioni legali sopra esposte, e consci che la verità è accuratamente celata davanti agli occhi di tutti coloro che la vogliono vedere.
Noi, movimento Studenti contro il Green Pass di Roma Tre, ci teniamo a ribadire la nostra contrarietà e opposizione ad ogni forma di discriminazione verso gli studenti per qualsivoglia motivo, che sia di
razza, religione, convinzioni politiche, sesso, e tantomeno per le terapie farmacologiche ai quali i singoli decidano o meno di sottoporsi. Questa misura presenta un’ulteriore spiacevole conseguenza, ovvero quella di minare il rapporto di convivialità fra gli studenti stessi, favorendo l’insorgere di atteggiamenti discriminatori ed irrisori nei confronti degli studenti dissenzienti, atteggiamenti che paiono legittimati e coperti dalla predetta discriminazione di Stato, creando una divisione inaudita in studenti di serie A e studenti di serie B.
Non possiamo escludere che in futuro questi episodi, per ora isolati, non vadano ad aumentare in numero ed intensità, fino a sfociare nella violenza. Siamo costretti a ritenere che ogni atto di discriminazione verso uno studente che avvenga in cagione di tali misure, alla luce di quanto sopra esposto, sia avallato dalle istituzioni universitarie.
Alla luce di tutto quanto sopra detto: SI INVITA E SI DIFFIDA Il destinatario della presente a disapplicare l’art. 1 c. 6 del Decreto Legge n.111 e conseguentemente a garantire il libero esercizio del diritto allo studio in tutte le modalità in cui esso si esplica (lezioni in presenza, esami, fruizione dei servizi bibliotecari) e il diritto al lavoro dei dipendenti delle strutture universitarie, anche mediante l’utilizzo di strumenti preventivi quale
l’autocertificazione. Qualora gli organi direttivi dell’Università non dovessero accogliere questo nostro invito al rispetto della Costituzione Italiana e dei diritti fondamentali degli studenti e dei lavoratori, si avverte sin da ora che, qualora le nostre venissero disattese, non esiteremo a tutelare i diritti in parola, di cui siamo portatori diretti nelle sedi legali competenti e ad intraprendere qualsiasi genere di azioni mirate a
scongiurare che una tanto nefanda discriminazione possa diventare realtà.
Confidando nell’accoglimento della nostra richiesta,
Gli Studenti dell’Università degli Studi di Roma Tre contro il Green Pass
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