Studio scientifico boccia la ricetta Speranza: “Tachipirina e vigile attesa? Pericoloso per i malati di Covid”
Di Elena Sempione – Roma, 30 set – Il ministero della Salute è sempre stato categorico: l’unica cura domiciliare efficace contro il Covid-19 è «tachipirina e vigile attesa». E chi vi dice il contrario è un ciarlatano. Peccato, però, che non sia affatto così.
A meno che, beninteso, non si voglia dare dei «ciarlatani» anche ai membri del comitato scientifico del Journal of medical virology, che hanno licenziato la pubblicazione di uno studio che sa molto di ennesima doccia fredda per Roberto Speranza e per la sua ricetta a base di «tachipirina e vigile attesa».
A rischio soprattutto gli anziani
Lo studio in questione è stato realizzato da un gruppo di ricercatoriattivi presso diversi atenei italiani. Il gruppo è stato coordinato dal neurochirurgo Sergio Pandolfi e da Giovanni Ricevuti dell’Università di Pavia.
La ricerca si intitola Paracetamolo nel trattamento domiciliare dei primi sintomi del Covid-19: un possibile nemico piuttosto che un amico per i pazienti anziani? e suona come una sentenza inappellabile contro la «cura Speranza» a base di «tachipirina e vigile attesa». In pratica, i risultati dello studio confermerebbero che la tachipirina (o paracetamolo) aggravano i sintomi del Covid anziché lenirli, soprattutto negli ammalati più anziani.
Altro che «tachipirina e vigile attesa»
Come spiega anche Stefano Filippi sulla Verità di oggi, «l’effetto del paracetamolo è quello di ridurre le scorte di glutatione, una sostanza naturale che agisce come antiossidante. La carenza di questa sostanza può portare a un peggioramento dei danni legati all’infiammazione causata dall’infezione da coronavirus». Infatti, come precisa lo studio pubblicato sul Journal of medical virology, la riduzione di glutatione «è una condizione particolarmente grave per la risposta antiossidante e antinfiammatoria dell’individuo ed è comprensibile che il suo esaurimento sia cruciale per il peggioramento del Covid-19».
In sostanza, «l’uso del paracetamolo per trattare a casa i sintomi lievi del Covid-19, in particolare negli anziani con comorbilità, ha notevolmente aumentato il rischio di ricovero per dispnea da polmonite interstiziale, aumentando così l’enorme preoccupazione di affollare le unità di terapia intensiva». Insomma, la tachipirina non sembra proprio il miglior antidoto al virus. Anzi, precisano i ricercatori, «il paracetamolo è stato abusato nel mercato sanitario per affrontare i sintomi da Covid-19». A suffragare i risultati di questo studio ci sono anche altre ricerche che sono arrivate alle stesse conclusioni, tra cui la più nota è quella condotta da Giuseppe Remuzzi e Fredy Suter.
Elena Sempione
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