Da Il Tempo – Cosa c’è dietro all’astensionismo record delle elezioni amministrative? A rispondere è Alessandra Ghisleri, direttrice di Euromedia Research e regina dei sondaggi in una intervista alla Stampa in cui afferma che la fuga dalle urne “era un fenomeno atteso”. Ma quali sono le motivazioni profonde?
“Direi che le proteste in atto da parte dei No Green Pass segnalino il disagio di un pezzo d’Italia che si sente escluso dal discorso nazionale e vuole invece rientrarvi a tutti i costi”, spiega Ghisleri che parte dai fatti di attualità per fare un discorso più generale. “Praticamente c’è dappertutto un calo tra i 6 e i 9 punti” nell’affluenza.
Ma i casi locali contano: “Mi viene in mente il caso Stefano Bonaccini. Il presidente dell’Emilia-Romagna al suo primo mandato fu votato da appena il 37% degli elettori. Era un caso molto particolare perché c’era stato uno scandalo che aveva coinvolto l’uscente Vasco Errani e ci fu un fortissimo astensionismo di protesta. Cinque anni dopo, nel 2020, quando l’elezione sembrò un testa-a-testa tra Salvini e Bonaccini, ci fu di nuovo un’affluenza altissima, attorno al 67%” spiega la sondaggista. Il messaggio? “Se in una fase c’è disgusto per la politica, non è per sempre”.
Il voto ai ballottaggi però è crollato “perché il clima si è spostato su temi di carattere nazionale. Non si è parlato di strade o asili nido, ma di Green Pass o Recovery Plan. La scelta dei candidati del centrodestra, poi, è stata molto sofferta, non hanno fatto in tempo a farsi conoscere, si sono trovati in difficoltà anche perché lontani dalla lettura del territorio. E comunque si nota che il voto delle Comunali si va assimilando sempre più a quello delle Regionali. Il che è strano, perché i sindaci dovrebbero essere figure più semplici, accessibili, vicine ai cittadini”, continua Ghisleri.
Fa bene il centrosinistra a stappare lo champagne? “Farei due annotazioni. La prima, in queste elezioni erano chiamati al voto 12 milioni di elettori. Alla fine si sono espressi in 6 milioni circa. Ma alle politiche i votanti sono oltre 50 milioni. A questo giro mancava del tutto la provincia, che tradizionalmente è più vicina al centrodestra”, è l’analisi della signora dei sondaggi.
E la seconda? “In queste grandi città, il centrodestra non ha mai davvero sfondato. A Napoli o Milano, il centrosinistra governa da tempo. Lo stesso a Roma, tolta la parentesi di Gianni Alemanno”, senza contare le sindache M5s Chiara Appendino e Virginia Raggi. “Ma l’Italia, appunto, non è fatta di grandi città capoluogo; più dei 12 milioni delle metropoli, pesano soprattutto i 35 milioni delle città di provincia. Dove magari l’affluenza anche stavolta è stata più alta. Attenzione dunque al voto nazionale, che può avere dinamiche molto diverse”.
Tornando ai temi della cronaca, “le proteste di questi giorni ci hanno insegnato che in effetti l’Italia è divisa in due, con un 85% di popolazione vaccinata e con Green Pass, e un 15% che non vuole farlo e però ha la necessità di sentirsi rappresentato. Una minoranza che urla perché vuol far parte di una comunità da cui, per gli ovvi motivi, si sente esclusa. Anche questo elemento è importante, e confluisce nel trend che registriamo di disaffezione al voto”.
Ma il governo di Mario Draghi ha influito e in che modo sul voto? Non ha “anestetizzato” gli elettori, ma “questo premier ha posto all’elettore un confronto interessante. La differenza con una figura d’eccellenza quale è il nostro presidente del Consiglio. Il confronto, credo, ha portato molti a fare le debite valutazioni”, conclude la Ghisleri.
L'articolo Alessandra Ghisleri guasta la festa a Letta e al PD: “Il voto nazionale è tutta un’altra storia” proviene da Rassegne Italia.
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