Covid, il dott. Garavelli svela perché alcune cure sono introvabili: “Poco costose per i profitti di Big Pharma”
Da RadioRadio – Quanto vale la salute di un essere umano? In un’immaginaria scala di valori tante persone collocano l’elemento del benessere psico-fisico al primo posto, ritenendolo dunque senza prezzo. Ma non tutti sembrano essere dello stesso avviso. Chi pensa che nella vita da tutto si può trarre profitto, come ad esempio i soggetti che rientrano nell’ampia categoria di Big Pharma, hanno un’idea diversa di concepire la nostra società.
Il problema nato in tempi non sospetti, acuito durante l’emergenza sanitaria, riguarda in modo più grave quella fascia di popolazione fragile e con le difese basse. Per i pazienti affetti da malattie rare sarebbero vitali i cosiddetti ‘farmaci orfani’, ma faticano a incontrare l’interesse economico delle case farmaceutiche. La conseguenza è la scomparsa dalla circolazione di alcuni prodotti, che in Europa sono più introvabili rispetto ad altre parti del mondo.
La spiegazione lucida e dettagliata sul caso dei ‘farmaci orfani’ è stata data in diretta dal professor Pietro Luigi Garavelli, ospite di Fabio Duranti e Francesco Vergovich. Ecco l’intervento a Un Giorno Speciale.
“Alcuni farmaci che definiamo ‘orfani’ (Ivermectina, Alofantrina, Nitazoxanide) sono farmaci elettivi per determinate patologie: non c’è altro! O dai questi farmaci o non dai nulla. Sono gli unici farmaci che possono essere utilizzati per trattare determinate patologie.
Questi farmaci in Europa sono difficoltosi per due motivi: trattano patologie scarsamente diffuse in Europa e in generale sono farmaci che costano poco. E quindi le aziende farmaceutiche non è che siano così tanto invogliate a investire. Ecco perché questi farmaci presenti nell’emisfero settentrionale temperato sono così difficili da reperire.
La ricerca scientifica costa. Le grandi case farmaceutiche non fanno provvidenza, fanno fatturato. E allora anche loro investono su farmaci che poi possono avere una ricaduta in termini rilevanti. I ‘farmaci orfani’ non hanno ricadute economiche rilevanti. E’ una questione di politica industriale: Big Pharma non fa beneficenza, fa profitto come tutte le aziende”.
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