GREEN PASS, PRESENTATO RICORSO ALLA CORTE EUROPEA DEI DIRITTI DELL’UOMO: ECCO LE INFRAZIONI DENUNCIATE

 


Continua a far discutere il modello del Green Pass di diversi Paesi europei, tra questi anche l’Italia.

La certificazione digitale verde è stata infatti prima adottata per gli spostamenti, anche nei confini nazionali, poi per la consumazione di un caffè al bar, arrivando all’obbligo di esibizione del lasciapassare per accedere al proprio posto di lavoro. 

I popoli occidentali hanno ormai reso l’esibizione del codice QR sanitario una routine della propria giornata, ma il passaporto sanitario sembra tuttavia avere delle incongruenze giuridiche. 

Dopo il silenzio in merito ai ricorsi presentati alle autorità competenti italiane, il Movimento per l’Indipendenza e l’Autonomia della Sicilia (M.I.A.S.), nella persona del presidente Umberto Mendola, ha deciso di rivolgersi alla Corte europea dei Diritti dell’Uomo (CEDU).

Il contenuto del ricorso

Nel documento di venti pagine, redatto dall’avvocato Andrea Caristi dell’omonimo Studio Legale, viene sottolineata la possibile infrazione dell’art. 39 della Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo. Riguardo all’obbligo di esibizione del Certificato digitale verde, il ricorso mette in luce l’incompatibilità con le norme europee.

In Italia, fino alla scadenza dello Stato di emergenza prevista per il 31 dicembre 2021, proroghe non da escludersi, i lavoratori che non sono in possesso di Green Pass vengono considerati assenti ingiustificati. E non sono quindi dovuti “la retribuzione né altro compenso”.

Si fa notare che la “certificazione verde Covid-19” era stata in origine istituita con Regolamento UE “per agevolare la libera circolazione delle persone”, e non certo per limitazioni in ambito lavorativo, o di vita sociale.

Emerge anche una peculiare “dimenticanza” nella traduzione di una risoluzione dell’Assemblea Parlamentare del Consiglio di Europa, in cui veniva sollecitato agli Stati membri dell’Ue di “garantire che i cittadini siano informati e che la vaccinazione NON è obbligatoria”, e che nessuno sarebbe stato discriminato per la libera scelta di non sottoporsi a un trattamento sanitario...Continua su Articolo Originale...

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