Silenzio, c’è il Silenzio Elettorale. Ma cos’è davvero, come funziona e perché sui Social nessuno Tace!
Indomabile rete, mare popolato da galeoni di censori guardiani aggirati da liberi natanti di autoproclamatisi pirati. Il silenzio elettorale è quanto di più demodé si possa immaginare, proprio al tempo dell’iper-controllo digitale.
Veniamo però alle regole, quelle che ci sono e quelle che mancano. Il silenzio elettorale è disciplinato dall’articolo 9 della legge 212/1956. Al primo comma si prevede quanto segue: “Nel giorno precedente ed in quelli stabiliti per le elezioni sono vietati i comizi, le riunioni di propaganda elettorale diretta e indiretta, in luoghi pubblici o aperti al pubblico, la nuova affissione di stampati, giornali murali o altri manifesti di propaganda”. La stessa legge specifica che “nei giorni destinati alla votazione è altresì vietata ogni forma di propaganda elettorale entro il raggio di 200 metri dall’ingresso delle sezioni elettorali”. Dunque per tutta la giornata di oggi e in quella di domani, le forze politiche e i candidati non possono fare campagna elettorale.
La legge del lontano 1956 ha poi subito una modifica nel 1975, specificatamente all’articolo 9, in cui si prevede che nel giorno precedente e in quelli stabiliti per le elezioni è fatto divieto anche alle emittenti radiotelevisive private di diffondere propaganda elettorale. Si è quindi ampliato il campo delle restrizioni. E si prevedono anche sanzioni: “Chiunque contravviene alle norme di cui al presente articolo è punito con la sanzione amministrativa pecuniaria da 103 a 1.032 euro”.
C’è però un vulnus, dovuto con tutta evidenza a un ulteriore aggiornamento mancato negli ultimi anni, riguardante internet e i social network. Un vuoto normativo che ha creato di fatto una zona franca, in assenza di veti specifici per quanto riguarda la propaganda su internet...Continua su Articolo Originale...
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