Questa foto è solo un teaser di un momento di nerditudine spaziale suprema per qualunque appassionato di fantascienza e soprattutto di “2001: Odissea nello spazio” di Stanley Kubrick, uno dei capolavori assoluti del genere.
I had to know… can you really walk in space with Velcro shoes? Coming soon 😉 #MissionMinerva pic.twitter.com/XIfievrEgJ
— Samantha Cristoforetti (@AstroSamantha) October 7, 2022
Se non cogliete il riferimento, è alle hostess che in “2001” si muovono a bordo delle astronavi simulando la camminata terrestre in assenza di peso grazie a pantofole con suola in Velcro, in una delle scene più magiche del film.
All’epoca scene come queste erano assolutamente stupefacenti: mi chiesi per anni, da ragazzino, come avessero potuto ottenere questi effetti nel 1968. Ora lo so, e questo non fa che aumentare la mia ammirazione per Kubrick e i suoi tecnici; se vi interessa, lo spiego qui sotto, ma non voglio fare spoiler.
Visti con gli occhi di oggi e con mezzo secolo di esperienza di spostamento delle persone in grandi ambienti a zero G, i movimenti delle hostess sembrano fisicamente implausibili: non perderebbero tempo a camminare o a ruotare per cambiare corridoio, ma semplicemente fluttuerebbero da un posto all’altro, come vediamo fare agli astronauti sulla Stazione. Ed è abbastanza ovvio che la scelta narrativa e visiva delle “scarpette di Velcro” fu adottata perché all’epoca era impraticabile simulare l’assenza di peso in modo realistico e per periodi prolungati in una produzione cinematografica. Ma la bellezza ed eleganza delle immagini non sfiorisce.
Chicca: il comandante della navetta lunare (quello che nel secondo spezzone entra per salutare l’unico passeggero) è Ed Bishop, indimenticabile comandante Straker della serie “UFO”.
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ALLERTA SPOILER: come realizzarono questi effetti?
La cosa più sorprendente di queste riprese è che sono ottenute tutte con effetti in-camera, ossia creati fisicamente sul set: non ci sono sovrapposizioni o effetti ottici aggiunti.
Le hostess erano su un set sulla Terra, in gravità normale, e furono addestrate a camminare fingendo di attaccarsi al pavimento con le scarpette e aggrappandosi agli oggetti. Il copricapo fu un espediente per non far vedere i capelli, che in una ripresa realmente a zero G avrebbero dovuto fluttuare (effetto impossibile da ottenere negli anni Sessanta).
La presa della biro fluttuante fu realizzata applicando la biro a una enorme, pulitissima lastra di vetro montata su un telaio girevole, i cui bordi erano fuori dall’inquadratura. La biro era attaccata al vetro con un pezzetto di doppio adesivo, che all’epoca era una novità assoluta.
Il passaggio da un corridoio all’altro fu ottenuto ruotando l’intero corridoio mentre la cinepresa era vincolata al corridoio stesso. La hostess era quindi sempre in piedi. Semplice, ma efficacissimo.
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