Gli occupabili da 18 a 60 anni (senza figli piccoli o disabili o anziani) , non riceveranno più il sussidio potendosi iscrivere a un portale per la formazione e la ricollocazione sul mercato del lavoro.
Il Governo, coerentemente con quanto ha sempre dichiarato sin dalla campagna elettorale ha modificato radicalmente la misura limitandola esclusivamente ai fragili, cioè a chi ne ha realmente bisogno. Una modifica che arriva dopo una attenta valutazione di come ha funzionato in questi anni il Rdc che, al netto degli abusi e delle – molte, troppe – irregolarità, non ha dato i risultati sperati.
La Procura generale della Corte dei Conti con le sue sedi regionali sta svolgendo da tempo una ampia indagine su questi abusi, scoprendo peraltro che sono molti di più di quelli che i media consegnano con ritmo quasi quotidiano alle cronache. Un quadro desolante di parassiti sociali utilizzati da qualche astuta faina a fini politici.
Ma limitarsi a questo sarebbe riduttivo e non coglierebbe l’essenza della questione. In altre parole, il problema sta solo nella disonestà dei singoli e nella scarsità di controlli, come qualcuno vorrebbe farci credere? Assolutamente no. Il problema sta a monte e affonda le proprie radici nella stessa natura della misura. Fin dalla sua genesi il RDC avrebbe dovuto – nella propaganda di chi lo ha proposto – agevolare l’inserimento nel mercato del lavoro dei disoccupati e dei c.d. poveri. Ciò tramite una guida specifica e pedissequa che superando i centri per l’impiego avrebbe favorito domanda e offerta di lavoro. Il sussidio dunque avrebbe avuto carattere temporaneo e provvisorio in attesa di mirabolanti nuovi lavori.
Ebbene, il servizio di tutoring è completamente naufragato. L’incontro tra domanda e offerta è rimasta una mera chimera e nei fatti, il RDC si è tradotto in una misura meramente assistenzialistica del tutto incapace di modificare l’occupazione...Continua su Articolo Originale...
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