L’anomalia MES
Perché il MES, inteso come fondo che interviene in caso di impossibilità per uno Stato di accedere ai mercati, non rappresenta la norma nel mondo, ma un’anomalia.
Nei cosiddetti Paesi avanzati non esistono strumenti equiparabili al MES, per una semplice ragione: fuori dall’eurozona, i debiti degli Stati vengono garantiti dalle loro banche centrali, evitando alla radice qualsiasi possibilità di default.
Non ha un MES il Regno Unito, così come non ce l’hanno gli Stati Uniti e il Giappone. E in particolare quest’ultimo Paese può servire come esempio per capire quanto sia importante per lo sviluppo di un’economia l’esistenza di una banca centrale sovrana e garante del debito pubblico.
Il modello giapponese: deficit e debito alti
Il Giappone in questo senso rappresenta l’incubo degli europeisti più convinti, l’anomalia che non dovrebbe esistere. Perché il Paese del Sol Levante negli ultimi anni ha fatto l’esatto opposto di quanto fatto nell’eurozona ottenendo risultati più che positivi. Partiamo dal deficit e dal debito pubblico.
Mentre i Paesi dell’area euro negli ultimi trent’anni sono rimasti intrappolati nei parametri di Maastricht che impedivano di avere un rapporto del deficit su Pil superiore al 3%, il Giappone, senza vincoli esterni, ha potuto praticare una politica di bilancio decisamente espansiva. Dal 2014 ad oggi la media del rapporto tra deficit e Pil in Giappone è stata dell’8,2%.
Nello stesso arco di tempo in Italia la media dello stesso rapporto è stata del 3,7%. Insomma è come se nello stesso periodo di tempo il Giappone avesse immesso nell’economia risorse per un ammontare di tre volte superiore rispetto a quelle italiane.
Questa politica espansiva ha nel corso del tempo contribuito alla crescita esponenziale del debito pubblico giapponese, arrivato al 258% del Prodotto interno lordo, con valore assoluto pari a 4 trilioni di dollari. A confronto il debito pubblico italiano ammonta oggi al 134% del PIL, per un valore assoluto di 2mila miliardi di euro.
Eppure Tokyo vive serenamente senza continui allarmi su possibili crisi finanziarie, per un semplice motivo: la banca centrale giapponese fa quello che dovrebbe fare qualsiasi banca centrale, ossia garantire il debito pubblico.
Crisi degli spread? Inesistente
Inoltre i titoli emessi dal Ministero del tesoro giapponese per finanziare la spesa pubblica, oltre ad essere detenuti in gran parte dalla banca centrale, sono principalmente nelle mani di investitori locali, impedendo così operazioni di speculazione internazionale.
In sostanza in Giappone non sanno nemmeno cosa significhi crisi degli spread. Le anomalie del Sol Levante non finiscono qui.
Tassi negativi e inflazione bassa: Lagarde prendi appunti!
Perché un altro problema dell’eurozona degli ultimi anni ha riguardato l’inflazione. Da luglio 2022 la BCE ha infatti pensato di combattere un aumento dei prezzi energetici, dovuto ad una riduzione dell’offerta, aumentando il costo del denaro, alzando quindi i tassi di interesse. Un’operazione che nel giro di meno di un anno ha portato il tasso di riferimento dallo 0 al 4,5%, con conseguenze negative sui consumi e sul reddito dei cittadini.
E nello stesso periodo la banca centrale giapponese cos’ha fatto? Non solo non ha aumentato di una virgola i tassi di interesse, ma li ha addirittura lasciati negativi. Nonostante questo, l’inflazione in Giappone oggi segna un +2,5%, un valore del tutto nella norma e in linea con quello dell’eurozona. Con una piccola differenza: dalle parti di Tokyo il reddito dei cittadini non è stato toccato...Continua su Articolo Originale...
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