Collocamento Mirato per Disabili ( Legge 68/99): ecco perché Non Funziona questo Strumento ormai (Quasi) Inutile!!!

Collocamento Mirato per Disabili e/o Categorie Protette: ecco perché non funziona come dovrebbe e si rivela uno strumento importante ma in realtà quasi inutileUn paradosso.

Sono tante le persone con una disabilità che si sono trovate di fronte il muro di gomma del collocamento miratodopo essersi iscritte e ottenuto l’inserimento nelle categorie protette hanno atteso per anni di essere chiamate (invano) da un fantomatico datore di lavoro.

In molti “vantano” iscrizioni antiche, anche ventennali. Hanno trascorso decenni in una inutile attesa.

Eppure la legge numero 68 del 1999 nasceva con le migliori intenzioni: l’obbligo di assumere un determinato numero di persone con disabilità rispetto all’organico completo, il coinvolgimento delle aziende pubbliche e private, dei ministeri, delle stesse persone con invalidità. 

Una rete che avrebbe dovuto facilitare l’inserimento lavorativo e ridurre al minimo il rischio di emarginazione sociale.

L’obiettivo era ambizioso: un collocamento quasi personalizzato, orientato a valorizzare le competenze e le potenzialità del lavoratore.

Beh, salvo rare (e benvenute) eccezioni, il collocamento mirato non ha svolto le sue funzioni.

Le testimonianze in Rete sono tante. Riportiamo il breve sfogo di un componente di una comunità/forum onlineAlessandro, che rispondeva a una ragazza sfiduciata: «Se sei iscritta a un centro dell’impiego non ti chiameranno mai. Fai prima a candidarti alle varie agenzie interinali che aspettare una chiamata dal centro. Sono iscritto dal 2014, non ho mai ricevuto una chiamata di lavoro».

Ma del resto, basta chiedere in giro: il risultato non cambia. E l’amarezza, la frustrazione la si ritrova ovunque, sempre in rete. C’è chi scrive: «Mi sono iscritto con fiducia al collocamento mirato, ma ben presto ho capito che era solo un’illusione. Sono passati anni e sono ancora disoccupato, sopravvivo con 200 euro al mese».

Viene da chiedersi, com’è possibile? La legge è chiara: in organico ogni azienda deve avere un determinato numero di persone con disabilità, devono essere scelte dall’elenco delle categorie protette del collocamento mirato.

Ma non accade. Molti datori di lavoro (non tutti, sia chiaro) preferiscono ignorare la norma. Tanto i controlli non ci sono. Per quale motivo dovrebbero assumere una persona che non ha una piena efficienza fisica o mentale se poi non c’è nessuno a far rispettare l’obbligo?

Dimenticando che una persona che ha un handicap, inserito in un contesto lavorativo dove può svolgere delle mansioni adeguate alle sue condizioni, può rendere allo stesso modo di un qualsiasi altro dipendente. E dimenticando pure che è un dovere sociale, anche per chi gestisce un’azienda, non chiudere la porta in faccia a chi ha avuto in sorte la necessità di dover convivere con una qualche menomazione.

La situazione è però ben nota anche ai vertici dei ministeri che hanno competenza in materia (Lavoro e Disabilità): il fallimento del collocamento mirato non è un mistero. Nessuno può fingere di non sapere.

Dopo anni di niente si sta cercando di correre ai ripari. È stato infatti varato il “nuovo collocamento mirato”. È infarcito di buone intenzioni e buone pratiche. Su molte sorvoliamo e aspettiamo i fatti.

C’è un punto del nuovo collocamento mirato che è stato indicato quasi di striscio dai ministri che hanno presentato l’innovazione.

Inutile imporre gli obblighi ai datori di lavoro se non si fanno rispettare. Può accadere nelle pubbliche amministrazioni di tenere conto delle categorie protette, ma moltissime aziende private hanno ignorato fino a oggi le disposizioni di legge.

Ebbene nel decreto 29 dicembre del 2021 si afferma che che sarà istituita una banca dati dove saranno disponibili tutti i dati sul collocamento mirato per «semplificare gli adempimenti, rafforzare i controlli e migliorare il monitoraggio e la valutazione degli interventi previsti dalla legge numero 68 del 1999».

Che significa, stringendo, che tutti i datori di lavoro obbligati all’assunzione di persone con disabilità (le aziende che hanno almeno 15 dipendenti) dovranno comunicare la loro posizione e l’adempimento dell’obbligo a tutti gli enti competenti. Questi dati saranno subito incrociati su una piattaforma digitale velocizzando quindi anche il controllo.

Sono state anche aumentate le sanzioni per i datori di lavoro che non rispettano la legge: sarà molto più costoso non assumere un lavoratore con disabilità.

È sufficiente tutto questo? Chi può dirlo. Il nuovo collocamento morato nasce per sostituire quello precedente che è stato un evidente fallimento. Si punta a rinnovarlo proprio nei punti dove si è dimostrato inefficace...Leggi su Articolo Originale...


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