Come Fermare il Nazismo di Israele e quello Ucraino?


Da mesi Israele continua ad alzare il livello di provocazione, con l’evidente volontà di portare l’Iran al conflitto aperto. 

Nel più manifesto disinteresse di ogni norma del diritto internazionale, mentre, en passant, continua a sterminare la popolazione di Gaza, di volta in volta bombarda l’ambasciata iraniana a Beirut, uccide in diversi attentati decine di leader dei pasdaran, viola l’integrità territoriale iraniana assassinando il leader di Hamas mentre è ospite a Teheran e via di questo passo.

E’ presumibile che i dirigenti iraniani, che il conflitto non lo vogliono, si siano chiesti per settimane quale potesse essere il modo migliore per fermare Israele senza al contempo scatenare una guerra su vasta scala. Ma si può non entrare in guerra con uno Stato che invece la cerca in modo testardo e che, fin quando non concederai lo scontro, continuerà a colpirti sempre più pesantemente?

La domanda è molto simile a quella che ha attanagliato l’Europa negli anni precedenti alla Seconda Guerra Mondiale, quando le potenze occidentali si chiedevano come fermare la macchina bellica nazista che aveva già invaso Austria e Cecoslovacchia e passava a minacciare la Polonia.

L’accostamento tra l’Israele di oggi e la Germania del secolo scorso suscita nell’uomo occidentale contemporaneo un istintivo moto di repulsione. Non si tratta solo di una remora morale legata all’Olocausto, pesano anche alcuni stereotipi da cui fatichiamo a liberarci. In primo luogo, per noi l’immagine di un regime sanguinario è legata ai cupi fotogrammi in bianco e nero dei nostri documentari, che finiscono per fissarlo in tempi lontani e molto diversi dal mondo colorato e fintamente allegro del XXI secolo, in cui, più che con la forza, le popolazioni si dominano con la propaganda. In secondo luogo, Hitler è diventato l’emblema del malvagio assoluto.

Ma andando al di là della superficie, le analogie tra la politica israeliana attuale e quella nazista del secolo scorso appaiono numerose.

Volendo sintetizzare all’estremo, al regime hitleriano attribuiamo due enormi colpe: la persecuzione feroce di alcune minoranze, ebrei e non solo, che si è spinta fino all’eliminazione fisica e ad atti di genocidio contro il popolo ebraico, e l’aggressività militare, esplicitatasi nella progressiva invasione degli Stati vicini in nome di un presunto diritto naturale del popolo tedesco ad espandersi. A ciò si aggiunge il peso dei crimini di guerra attribuiti all’esercito nazista.

Sono caratteristiche in gran parte individuabili anche nell’Israele odierno.

Quanto all’oppressione delle minoranze, da ben prima del genocidio di Gaza lo Stato ebraico opera contro i palestinesi violenze quotidiane e azioni di vera e propria pulizia etnica.

Se differenze vogliamo trovare tra le due situazioni, finiamo per imbatterci in alcuni elementi che suggeriscono che quella attuale sia ancora più pericolosa di quella che il mondo si è trovato a vivere alla fine degli anni trenta del Novecento.

In primo luogo, lo Stato ebraico gode di un’impunità di cui la Germania nazista non ha goduto, almeno non per così tanti anni. A proteggerlo è innanzitutto lo scudo morale che paradossalmente gli deriva proprio dalle nefandezze del regime hitleriano.

In secondo luogo, Israele beneficia della macchina propagandistica occidentale, che, almeno nella parte di mondo in cui abitiamo, riesce ancora a mascherare sufficientemente, pur se con crescente difficoltà, le sue condotte inumane.

Ultimo ma non ultimo, Israele dispone di armi nucleari, cui è disposto a ricorrere nella logica di “muoia Sansone con tutti i i filistei”. Più fonti riportano che la dottrina nucleare segreta di Israele prevede, in caso di minaccia per la sopravvivenza, il lancio di missili nucleari sulle capitali di tutti i paesi vicini e degli stessi paesi europei, in teoria suoi alleati.

Conclusioni

Sarebbe tempo di mettersi definitivamente alle spalle il mito dell’eccezionalità del nazismo. E’ questa la condizione per poterne riconoscerne i segni anche quando esso si mostra con vestiti nuovi. 

Se il caso di Israele è paradigmatico, quello ucraino non è da meno. In quel paese, partiti di esplicita ispirazione nazista stanno al governo, battaglioni che si richiamano al nazismo sono integrati nell’esercito. E’ quella stessa Ucraina che la propaganda occidentale gabella per democrazia e i cui soldati tatuati con svastiche e simboli dell’SS vengono paragonati ai partigiani.

Come si può fermare oggi Nethanyahu? Anche ricorrendo alla guerra? Anche se questa potrebbe trasformarsi in un conflitto globale, magari nucleare? E se invece non siamo disposti a tanto, esiste una linea rossa oltre la quale cambieremmo approccio?

Non abbiamo risposte precise a nessuna di queste domande. Quello che sappiamo è che è ora di cominciare a porsele, per quanto dolorose e laceranti siano. Con l’amara consapevolezza che, questa volta, noi occidentali siamo dalla parte sbagliata della storia e che pertanto, se guerra sarà, non vi parteciperemo per fermare il nazismo ma per difenderlo...Leggi su Articolo Originale...

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